Il collare a strozzo

Il collare a strozzo

Off Di

Ancor oggi dopo molti anni é uno strumento capace di creare grandi discussioni ed anche aspri battibecchi tra favorevoli e contrari. La nostra esperienza ci dice che é uno strumento tra i tanti a disposizione di un buon istruttore.

Del collare a strozzo se ne sono dette tante ma alla fine è soltanto uno strumento e come tale non é ne buono ne cattivo, quindi a cosa può essere utile?

Iniziamo col dire che: siccome il collare strozza lui non tira più al guinzaglio, é falso, inoltre il collare non serve a strozzare il cane e giá qui, tutta la questione di maltrattamento e coercizione, decade.

Qual’è l’uso corretto di questo strumento, il suo utilizzo?

Per prima cosa dovremmo insegnare al nostro cane a non tirare al guinzaglio, sta nelle regole di buona educazione canina. 

Tecnicamente il collare a strozzo ha un verso, se portiamo il 4 zampe alla nostra sinistra, con il cane di fronte a noi il collare deve formare una immaginaria lettera “p”, una “q” se lo conduciamo sulla destra, l’anello in cui scorre la catenella deve restare verso il basso così che il guinzaglio diventi il proseguimento di quella che passa sopra al collo.

Il collare, insieme al guinzaglio é il prolungamento del nostro braccio così da avere la possibilità di comunicare attraverso una lieve tensione, bada bene non una strattonata, la strattonata rientra nell’uso scorretto, ma un leggero movimento del braccio che invia un messaggio al cane; TRRRRR questo é il rumore che deve percepire il cane, il rumore di una richiesta d’attenzione da parte dell’umano, come toccare la spalla ad un nostro amico distratto per chiedergli la sua attenzione. In questo modo il collare é sempre lento e da al cane la sensazione di non aver indosso nulla, il conduttore trasmette rilassatezza, nessuna tensione nessun pericolo in vista.

Il cane passeggia tranquillamente senza alcuna senzazione di costrizione TRRRRR il conduttore trasmette il segnale, che non arriva a strozzare il cane, per attirare la sua attenzione per una qual si voglia ragione ragione.

È ovvio che non é l’unico strumento di comunicazione, lasciatemelo dire peró, é il più facile da indossare e togliere, é il più economico e per giunta indistruttibile.

Molti istruttori che fanno educazione o recupero comportamentale usano il collare strattonando e strattonando, mi dispiace queste persone non hanno la capacità e la manualità per usarlo correttamente. Il collare a strozzo usato malamente, maldestramente o senza alcun criterio diventa un pessimo oggetto, il problema però è che non si può demonizzare l’oggetto, dovremmo demonizzare gli incompetenti e purtroppo ce ne sono molti.

Questo strumento é utile anche in altri contesti e ci permette di avvalerci di ulteriori sue caratteristiche, l’uso é prerogativa di istruttori seri e competenti su cani impegnativi come i fobici o gli aggressivi. La fuga é un comportamento frequente nei cani fobici il collare é uno, se non l’unico strumento che stringendosi, nei tentavi di fuga, inpedisce al cane di divincolarsi e quindi di sottrarlo a pericoli maggiori come l’essere investito. Nei cani aggressivi é sicuramente uno strumento d’aiuto per fermare il cane che tenta di mordere l’istruttore riuscendolo a trattenere in sicurezza, non va visto come una punizione ma come strumento che ci aiuta ad evitare danni a persone o altri animali, ovviamente si spera di non dover usare condotte troppo dure ma con cani forti e pesanti insieme alla museruola possono aiutarci a contenere il soggetto.

Per concludere spero di aver cercato di chiarire che la preclusione di strumenti che a prima vista o per ingnoranza possano essere considerati demoniaci e che invece possono essere di grande aiuto. Certo che i vecchi istruttori potevano chiamarlo in altro modo, in fatti oggi si preferisce chiamarlo ” a scorrimento”. Qui dalle mie parti il picconcino che usano i muratori é chiamato “maleepeggio” ( tutto attaccato ) perché da una parte fa male e dall’altra fa peggio ma l’uso che se ne fa non é certo quello. Del resto con un coltello ci puoi tagliare il pane o anche uccidere una persona.